Non ho trovato nella lettura di questo romanzo particolari meriti che giustifichino il suo ingresso nella cinquina finale del "Men Booker Prize 2016": ambientato nella Scozia più retriva del XIX secolo, narra le vicende di Roderick Macrae, un diciassettenne reo confesso di un brutale pluriomicidio da lui perpetrato nei confronti del conestabile del suo villaggio, responsabile di angherie e soprusi nei confronti suoi e della sua famiglia, e di due suoi figli in giovanissima età senza altra colpa che quella di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. Il giovane Roderick viene prontamente arrestato, condotto in prigione, sottoposto a processo e condannato alla pena capitale dopo un acceso confronto tra accusa e difesa. La vicenda è ben narrata, le condizioni sociali ed economiche dell'epoca e dei luoghi descritte con cognizione di causa, la spocchiosa tirannia dei ricchi proprietari terrieri sui fittavoli abilmente annotata, creando nell'insieme un quadro reale dell'epoca in cui la vicenda si svolge, ma il libro non decolla mai, fin dalle prime pagine si intuisce lo snodarsi della vicenda, il ruolo dei personaggi e l'ineluttabilità delle loro azioni, l'immobilità delle loro convinzioni e l'inevitabilità del loro destino: non un guizzo, non un riscatto morale ma tutto secondo un canovaccio ovvio e risaputo.
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