La vita, le imprese e la morte oscura di Aldo Gastaldi che col nome di battaglia Bisagno comandò una delle formazioni più celebri della Resistenza in Appennino vengono raccontate da Gianpaolo Pansa in questo libro: per chi, come me, ama leggere quello che accadde in quegli ultimi anni terribili della II Guerra Mondiale nel nord d'Italia dove divampò più aspra la battaglia fratricida tra fascisti e partigiani e, all'interno delle formazioni partigiane, tra quelle garibaldine e quelle cattoliche, l'argomento era ghiotto e ho cominciato a leggere il libro con entusiasmo. Ma Pansa, sarà anche un buon giornalista, ha la terribile abitudine di raccontare le sue storie attraverso un terzo personaggio più o meno fittizio che tiene le fila del racconto con "indigeste" digressioni personali e scambi di penose battute con l'autore che abbassano la tensione del racconto trasformandolo in una tiepida e insipida "brodaglia". Un'occasione perduta perché il "taglio" di un centinaio di pagine superflue e un racconto in terza persona avrebbero dato fluidità e una corretta enfasi. Nonostante ciò rifulge su tutto e tutti la figura ineccepibile di Bisagno, un giovane Italiano che seppe in breve tempo acquistare fama di integerrimo uomo e comandante in quell' intricato e barbaro periodo storico della Guerra Civile in Italia.
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